lunedì 24 novembre 2014

Quando un rapimento alieno calzerebbe a pennello

Reparto di psichiatria.
Durante un quotidiano turno di mattina, in coppia con un infermiere abbastanza adulto e prossimo alla pensione (63 anni), mentre si misuravano pressioni, polso, temperatura e peso ai pazienti, senza chiacchierare di nulla.
Durante un attimo di pausa in cui aspettavamo gli altri lui mi dice: "Sai, mi ricordi mia figlia".
Io ne sono contenta, di solito quando somigli ad un parente caro poi ti prendono in simpatia e ti aiutano di più durante il tirocinio.
"Ah, bello, mi fa piacere. E cosa fa tua figlia?"
"Non è più in vita"
Oh porca puttana! Reazione immediata di imbarazzo e dispiacere naturalmente. "Mi dispiace tanto, non lo sapevo".
"No figurati, non potevi saperlo ovvio"
Momento di pausa di un microsecondo, quando pensi che la situazione non possa peggiorare lui aggiunge "Si è tolta la vita 10 anni fa".
Oh porca puttana!!!
Come si reagisce a queste notizie tragiche date da un semisconosciuto con cui hai lavorato massimo due volte in vita tua e che sai che vedrai al massimo per il prossimo mese di tirocinio in quel determinato reparto prima di cambiare aria?
Credo non ci siano parole adatte da dire ad un padre che ha perso una figlia, soprattutto in un modo così brutto, e avere la consapevolezza e l'imbarazzo che tu gliela ricordi.

Ho cercato di farfugliare qualche frase di circostanza sperando con tutte le mie forze che arrivasse qualcuno a tirarmi fuori da quella sensazione di inadeguatezza. Prima che mi rapissero gli alieni sono passati lunghi minuti di silenzio alternati ai miei imbarazzanti tentativi di dire qualcosa di sensato e i dettagli del suicidio da lui esplicati.  
Sono decisamente pessima in queste situazioni.

Nessun commento:

Posta un commento