venerdì 5 dicembre 2014

Il paziente razzista, incazzato o razzista incazzato

Prima di tutto voglio precisare, anche se spero che siate abbastanza intelligenti da capirlo da soli, che per fortuna non tutti i pazienti, non tutte le persone, non tutti i tedeschi sono razzisti o pensano che lo straniero rubi il loro lavoro. 

Il razzista è quello che appena sente l'accento straniero, anche quando parli perfettamente tedesco meglio degli stessi tedeschi (ci sono medici stranieri che parlano benissimo e non hanno nulla da invidiare ad un madre lingua, l'unica "pecca" resterà sempre l'accento), ti guarda con aperto disprezzo.
Ti squadra dalla testa ai piedi e con una smorfia di chiaro disgusto sul viso ti chiede da dove vieni, o inizia a nominare a random i Paesi che schifa di più. Da dove viene? Russia? Polonia? Romania? Kazakistan? Ungheria? In genere sono i paesi dell'est europa e la Russia ad essere nella top ten del razzista.
Con la stessa smorfia schifata gli rispondi che vieni dall'Italia. Ed ecco il cambiamento.
AAAH, ITALIAAA! Urla sorridendo, e già ti odia meno. Da lì partono i classici luoghi comuni, , pizza, spaghetti, mafia, Berlusconi! Spesso preferirei dire che vengo dal Kazakistan.
Bella Italia
Naturalmente il razzista puro, una categoria per fortuna in minoranza, ma comunque presente, ti schifa a prescindere dal Paese di provenienza, l'italiano non gli sta più simpatico del rumeno o del sporco straniero ruba lavoro, o peggio, di quello che viene in Germania ad usufruire delle agevolazioni sociali per immigrati e vive sulle spalle degli onesti lavoratori.
russo. Nella sua testa si forma l'idea dello
Il paziente incazzato è invece quello che urla sempre con chiunque e per qualsiasi motivo. La camera è piccola, il medico è incompetente, l'infermiera non arriva subito quando suona il campanello, il cibo fa schifo. E' costantemente nervoso, irritabile e perde la pazienza per nulla. Non gli si può parlare, se si prova a scherzare la prende come un'offesa personale, se si è troppo seri non va bene, se si sta zitti pensa che non gli si dia importanza. Se non ha nulla di cui lamentarsi in ospedale, cosa rara, prende ad inveire contro le tasse, il tempo, il governo, la suocera, il caro vita e così via.

Il razzista incazzato infine è quello che, se la camera è piccola, il medico incompetente, l'infermiera lenta e il cibo fa schifo, è tutta colpa degli stranieri.

Le altre categorie di pazienti (work in progress)

giovedì 4 dicembre 2014

Il paziente rompicoglioni insopportabile

Non prendetela a male cari pazienti o parenti. Non leggetemi come se fossi un mostro che non capisce la sofferenza di chi giace in un letto d'ospedale, ma provate a capire che noi siamo anche esseri umani, e talvolta delle categorie di pazienti ci fanno davvero impazzire e perdere la pazienza. 
Il rompicoglioni insopportabile è il peggiore, è peggio anche del razzista incazzato per quanto mi riguarda. 

Quello che crede di essere l'unico paziente in ospedale, il principale, unico a soffrire ed aver bisogno di aiuto.
Quello che pensa che si lavori solo per lui, che medici ed infermieri non abbiano nulla da fare e possano stare dietro alle sue richieste (spesso assurde e inutili) tutto il tempo che a lui sembra necessario.

Quello che pretende di avere tutto il team ospedaliero a sua disposizione in ogni momento della giornata.
Quello che suona ogni 15 minuti per qualsiasi cosa, anche la più piccola puttanata.
Quello che quando sei in stanza solo per misurargli la temperatura (20 secondi contati) è capace di tenerti lì mezz'ora.
Quello che pensa, parla, agisce e chiede talmente lentamente che il tempo dovrebbe raddoppiare per poter fare tutto ciò che chiede.
Quello che vuole essere spostato il bicchiere d'acqua nell'esatta posizione che dice lui. Più a destra, più verso di me, più all'estero, no così è troppo. Ecco sì, così a lato va bene, ma meno a sinistra.
Quello a cui non frega nulla se, mentre sei ad adempiere inutili compiti nella sua stanza con la sua lentezza e secondo le sue regole di precisione, suonano altri 4 campanelli e tu sei l'unico che deve andare a rispondere.
Quello che ogni giorno ti chiede che medicina è quella pillola rosa quadrata, anche se ormai la prende da mesi.
Quello che pensa che tu debba uccidergli anche le zanzare in stanza, perchè è un tuo dovere. 
Quello che ha sempre e comunque ragione.
Quello che ti fa rifare tutto da capo se c'è un pelo fuori posto.
Quello che una volta che lo hai lavato, pulito, asciugato, vestito, messo il pannolone e rimesso a letto ti dice che deve andare in bagno. 
Quello che non è mai contento di nulla e ha da lamentarsi di tutto e tutti. La cucina, le infermiere, i medici, i medici stranieri, la tv, il caldo, il freddo, il letto scomodo, il tavolo piccolo, il compagno di stanza che russa, la poca libertà di movimento in ospedale.

Qualcuno dovrebbe dirgli che non sono in albergo o in vacanza, ma in ospedale!  

mercoledì 3 dicembre 2014

Il paziente demente

Con la parola "demente" non intendiamo offendere assolutamente nessuno, chi usa questo aggettivo in modo offensivo è semplicemente ignorante o stupido.
La demenza senile o morbo di Alzheimer, è una malattia degenerativa che colpisce soprattutto persone anziane, e talvolta anche giovani.
I pazienti dementi possono essere anche divertenti, dolci, premurosi, creativi, pieni di vita, aggressivi, irritanti.
Demente innamorato: è una signora che piange quasi tutto il giorno spaventata perché non sa dove si trova, non la calmano nè eventuali medicinali, nè infermieri, nè parole di nessun genere. Una signora che piange terrorizzata tutto il giorno perchè non riconosce il luogo dove si trova, nè le persone, finché non arriva il marito a trovarla e lei improvvisamente si calma. Lui si siede sul letto vicino a lei, le tiene la mano e anche se non dice nulla lei lo riconosce, non piange più, non ha paura di una stanza che non conosce e di persone continuamente nuove. Qualche volta l'amore va oltre la malattia; purtroppo però non sempre i malati affetti da Alzheimer o demenza riconoscono i propri cari.
Demente aggressivo: tu entri in stanza e per qualche motivo il paziente ti odia e ti aggredisce verbalmente e fisicamente. In quei momenti è meglio non avvicinarsi o lasciar provare ad un collega diverso.
Demente divertente: tu entri in stanza e ti chiede duemila volte la stessa cosa. E tu duemila volte gli racconti qualcosa di diverso, lasciando spazio alla creatività per non impazzire rispondendo sempre le  
stesse cose alla stessa domanda. E' anche quello che parla volentieri della propria vita e racconta fatti del passato costantemente; in più è premuroso e dolce con gli infermieri ed i medici, contento di avere compagnia, ogni volta che entri in stanza ti ringrazia anche per la visita.
Demente fuggiasco: lo trovi sempre pronto a scappare o ad escogitare piani di fuga per tornare a casa. Di solito è quello che vive in una precisa epoca del suo passato ed è convinto di dover tornare a casa per cucinare ai figli, dover andare a lavoro, o dover fare qualche attività quotidiana che ha segnato la sua esistenza da giovane. Questo pensiero fisso lo porta a voler ritornare a casa. 
Demente passivo: tu entri in stanza dopo 10 ore e lo trovi ancora lì, nella stessa esatta identica posizione come l'hai lasciato. E' quello che dimentica di mangiare, bere, andare al bagno, dormire e fare qualsiasi altra attività quotidiana. Ma è anche il più docile, tranquillo e facile da curare, perché ti segue e fa tutto quello che gli dici.  

Le altre categorie (work in progress)

martedì 2 dicembre 2014

Il paziente invidioso

Il paziente invidioso è quello che non può sopportare che tu dia più attenzioni al compagno di stanza piuttosto che a lui. Può darsi che il compagno di stanza abbia più bisogno di attenzioni e di cure; può darsi che ha chiamato per farsi aiutare in qualcosa o semplicemente per farsi portare un po' d'acqua. In ogni caso ogni volta che entri in stanza anche l'invidioso ha qualcosa da dire.
Ma cosa accade se in stanza ne mettono due invidiosi insieme?
Semplicemente che entri in un vortice senza fine, in un tunnel senza ritorno. Vai in stanza per misurare la pressione e ne esci dopo 40 minuti perché i due hanno qualcosa da chiederti, facendo rimbalzare le richieste come una pallina da ping pong tra l'uno e l'altro, spesso senza nemmeno darti il tempo di finire con il paziente con cui hai iniziato.
Infermiera devo fare la pipì.
Anche io devo fare la pipì.
Infermiera potrebbe portarmi una bottiglia d'acqua?
Anche io ho sete, mi riempie il bicchiere?
Voglio andare a letto, mi aiuta?
Quando ha finito anche io vorrei mettermi a letto.
Mi vorrei lavare i denti.
Uh, anche io vorrei lavare i denti.

E' mai possibile che questi abbiano sete, voglia di andare a letto, fare pipì, pulirsi e tutto il resto assieme?
Quando sono soli, o con altri pazienti autosufficienti, non hanno tutte queste richieste, stranamente non vogliono nemmeno più lavarsi i denti dopo ogni pasto. riescono a fare la pipì da soli, si riempiono il bicchiere con l'acqua senza aspettare che sia tu a farlo. 
Misteri della vita in ospedale!

Le altre categorie (work in progress)

lunedì 1 dicembre 2014

Categorie di pazienti

Nella nostra professione siamo in contatto con tante persone, tutte diverse tra loro, uniche nel loro genere, nella malattia, nella storia personale e nel carattere. 
Ma diciamoci la verità, ci sono delle categorie generali in cui si possono classificare bene o male tutti i pazienti. Ognuno ha il suo stile, il suo marchio, la sua caratteristica che lo colloca in una differente classe. 



lunedì 24 novembre 2014

Quando un rapimento alieno calzerebbe a pennello

Reparto di psichiatria.
Durante un quotidiano turno di mattina, in coppia con un infermiere abbastanza adulto e prossimo alla pensione (63 anni), mentre si misuravano pressioni, polso, temperatura e peso ai pazienti, senza chiacchierare di nulla.
Durante un attimo di pausa in cui aspettavamo gli altri lui mi dice: "Sai, mi ricordi mia figlia".
Io ne sono contenta, di solito quando somigli ad un parente caro poi ti prendono in simpatia e ti aiutano di più durante il tirocinio.
"Ah, bello, mi fa piacere. E cosa fa tua figlia?"
"Non è più in vita"
Oh porca puttana! Reazione immediata di imbarazzo e dispiacere naturalmente. "Mi dispiace tanto, non lo sapevo".
"No figurati, non potevi saperlo ovvio"
Momento di pausa di un microsecondo, quando pensi che la situazione non possa peggiorare lui aggiunge "Si è tolta la vita 10 anni fa".
Oh porca puttana!!!
Come si reagisce a queste notizie tragiche date da un semisconosciuto con cui hai lavorato massimo due volte in vita tua e che sai che vedrai al massimo per il prossimo mese di tirocinio in quel determinato reparto prima di cambiare aria?
Credo non ci siano parole adatte da dire ad un padre che ha perso una figlia, soprattutto in un modo così brutto, e avere la consapevolezza e l'imbarazzo che tu gliela ricordi.

Ho cercato di farfugliare qualche frase di circostanza sperando con tutte le mie forze che arrivasse qualcuno a tirarmi fuori da quella sensazione di inadeguatezza. Prima che mi rapissero gli alieni sono passati lunghi minuti di silenzio alternati ai miei imbarazzanti tentativi di dire qualcosa di sensato e i dettagli del suicidio da lui esplicati.  
Sono decisamente pessima in queste situazioni.

sabato 22 novembre 2014

Compiti e lavori infami del tirocinante

Il tirocinante impara un sacco di cose, una delle prime (oltre a fare il caffè) è che la gavetta fa schifo e tu sei l'ultimo anello della catena alimentare. Tutti ti comandano, tutti ti dicono cosa fare, quando farlo, come farlo. Tu sarai quello che oltre ai tuo normali compiti lavorativi da svolgere bene e in tempo, dovrai fare commissioni, preparare il caffè, fare le fotocopie, andare in giro per l'ospedale a prendere e portare cose. Ma magari fosse solo questo.
Un tirocinante in ospedale è un vero schiavo, è quello che viene mandato a fare anche i lavori più infami e che nessun altro vuole fare. Chiunque ha fatto pratica o gavetta (non per forza in un ospedale) sa bene cosa significa trovarsi in questa posizione sociale.
Non mi lamento del fatto che se c'è un mare di merda (e non metaforicamente) mandano te, purtroppo questo è il nostro ruolo ad oggi, ma ci sono dei compiti che proprio non capisco e che si inventano per lo più quando ti vedono senza fare nulla.
Capitano ovunque, anche nei reparti più affollati, giorni o momenti della giornata in cui hai svolto già tutti i tuoi compiti e sei senza fare nulla; oppure miracolosi giorni in cui il reparto è semi vuoto e c'è poco o nulla da fare. Non avendo ancora il permesso per preparare medicine, fare prelievi o altre cose avanzate stai lì a leggere qualcosa sulle norme dell'igiene, sei a chiacchierare amabilmente con uno
dei pazienti più simpatici o semplicemente ti stai prendendo una meritata pausa. 
Ed ecco! Lì arriva sempre l'infermiere che ha dimenticato quando anche lui era uno schiavo e ti trova qualsiasi cosa da fare pur di non lasciarti con le mani in mano nemmeno mezz'ora, per lo più qualcosa che non ti compete.


  • Pulizia dei frigoriferi con ordinamento alfabetico o cronologico dei cibi in esso contenuti.
  • Pulizia degli stipiti delle porte in acciaio con un particolare prodotto pulisci acciaio (a cui penso di aver avuto una sorta reazione allergica).
  • Pulizia dei balconi esterni (con una temperatura tra i 3 e 7° C).
  • Pulizia dell'immondizia. Svuotamento del cassettone con i bidoncini della spazzatura, pulizia generale nei mobiletti e risistemazione dei bidoncini.  
  • Controllo ossessivo dei pazienti anziani per dargli da bere. 
  • Intrattenimento dei pazienti con demenza.
  • Pulizia delle mensole nelle stanze dei pazienti.
  • Pulizia ossessiva della stanza di lavoro degli infermieri (dove magari tu nemmeno ti siedi o ci entri perchè in alcuni reparti, essendo il tirocinante solo un'infida creatura indegna, devi restarne semplicemente fuori)
  • Sistemazione in ordine alfabetico e per data di ricevute e documenti vari di cui non conosci nemmeno l'utilità.
  • Cura e sistemazione di piante e fiori in reparto e nelle stanze dei pazienti.

lunedì 17 novembre 2014

Il bidet, questo sconosciuto (Parte II)

Tra tirocinanti
Perchè non metterci ghiaccio e birra?!

Due colleghi, una tedesca e un italiano, fanno uno scambio di stanza per motivi di comodità.
La tedesca chiede:
"Ma tu nel bagno ce l'hai il bedè?"
"Cosa?"
"Eh, il bedè, quel lavandino basso"
"No, mi dispiace, nella mia stanza non c'è".

"Ah meno male – fa lei sollevata -io non lo uso, nel mio ci mettevo la pasta e il mangiare del coniglio. Almeno ora avrò più spazio in bagno".

sabato 15 novembre 2014

Matematica

La stronzaggine di un reparto spesso è inversamente proporzionale alla sua importanza e grandezza. 
Meno c'è da fare e più le infermiere ti trattano male. Più è piccolo il reparto più sono esauriti e sotto stress i lavoratori. 
Ma perchè poi? Ho visto gestire benissimo e senza panico reparti caotici, con ricoveri e rilasci continui, pazienti difficili, milioni di terapie, medicine, cure e attenzioni da dare. E ho visto infermiere, anche anziane e con esperienza, andare in panico al primo pelo fuori posto, con una quantità di lavoro totale ridicola.  

venerdì 14 novembre 2014

Ci sono le zanzare

Turno di notte
Reparto di chirurgia ortopedica.

3.00 di notte, suonano, vado in stanza (pensando che qualcuno stia minimo morendo, avendo un infarto o soffrendo atrocemente per il dolore post operatorio) e la paziente, circa 55 anni, turbata e inquieta mi dice:
"Infermiera.... Ci sono le zanzare!".

Il mio sguardo perplesso si vedeva sicuramente anche nel buio della stanza perchè la paziente ha subito continuato dicendo "Ci sono le zanzare, non riesco a dormire, mi mangiano".


Per quanto sconvolta dalla richiesta e pur pensando MA CHI SE NE FREGA, mi trasformo subito in ammazzazanzare e studio un piano per eliminare le succhiasangue senza svegliare l'altra signora in stanza. Tempo 40 secondi che con lo sguardo perlustro la stanza, e la mia tanto sconvolta e insonne paziente disturbata dalle zanzare sta beatamente ronfando.  

lunedì 10 novembre 2014

Il bidet, questo sconosciuto (Parte I)

Come tutti sapete, il problema numero uno di un italiano che espatria non è la lingua, il cibo, il clima o le diversità culturali, ma trovarsi a fare a meno del bidet. 
In questa raccolta a tema vorrei raccontare varie esperienze allucinanti e allarmanti dell'incontro tra gli "stranieri" e il bidet. 

Reparto di ginecologia: i bagni sono dotati di bidet. Miracolo!
Pensiero personale numero uno: allora lo conoscono e ne riconoscono l'importanza in un reparto di ginecologia.
Pensiero personale numero due: ma perchè non lo usano tutti?

Episodio:
Devo aiutare una signora di mezza età, circa 55-60 anni, a lavarsi. Siamo in bagno entrambe e io le spiego che si può sedere su uno scannetto davanti al lavabo e iniziare a fare ciò che riesce da sola, mentre io l'avrei aiutata a lavarsi la schiena, i piedi e quant'altro non poteva causa dolori post operatori.
La signora guarda il lavandino, poi il bidet, poi me con aria interrogativa.
Io la guardo di rimando con perplessità chiedendole se aveva capito che poteva sedersi sulla sediolina in bagno.
"Mi devo lavare al lavandino?" chiede la paziente.
"Sì, la doccia non può ancora farla perchè le ferite sono fresche" rispondo io gentile.
"Infermiera... ma a quale lavandino?"
"??? Come scusi???" Penso che a causa della lingua ho capito io male o non mi sono spiegata abbastanza bene.
La paziente guarda il bidet e il lavello con aria confusa
E io: " al lavandino" e lo indico così da essere sicura che se non capisce le parole capisce i gesti.
"Scusi eh, ma questo lavandino piccolo a che serve?" chiede lei indicando il bidet
"Quello non è un lavandino, quello è un bidet"
"Che cos'è scusi??"
"Signora quello è un bidet"
"???" faccia perplessa della paziente
"Serve per lavarsi le parti intime" continuo io tranquilla.
"???" faccia ancora più perplessa della paziente
"Le parti intime" e indico (sempre per sicurezza) le zone intime.

La signora mi guarda come se fossi un alieno, forse perchè sono straniera e non parlo benissimo o forse perchè questo sconosciuto piccolo lavandino che serve "solo" per lavarsi i genitali proprio non ha motivo di esistere per lei.  

sabato 8 novembre 2014

Il letto fischia

Reparto di medicina generale, le 21.40, il mio turno finisce tra 20 minuti, qualcuno suona.
E' il simpatico vecchino che a stento respira, con l'ossigeno al naso e ancora tanta forza di suonare ogni 40 minuti per lamentarsi di qualcosa.
Paziente moribondo: "Infermiera ho sentito un fischio"
Io: "Un fischio?"
Paz. "Sì, volevo sistemare il letto più su, e ha fischiato"
Io "Hm, ora vediamo..."
Provo ad alzare e abbassare la parte superiore del letto con i comandi laterali ed effettivamente fa un fastidioso rumore.
Io: "Sì, fischia. Come lo vuole comunque il letto? Più su, più giù?"
Paz: "No, non è importante, però fischia e non si muove"
Io: "No guardi, è un po' lento perchè effettivamente c'è qualche problema, ma si muove. Come lo regoliamo?"
Paz: "Io mi sono anche alzato e sono andato fin lì (indica la parete di fronte dove ci sono due pulsanti per regolare le tapparelle esterne della finestra) ma non ce l'ho fatta"
Io: "Scusi non ho capito, cosa voleva fare al muro?"
Paz: "Infermiera il mio letto fischia" dice alzando la voce.
Io: "Sì ho capito, ma ora sono le dieci di sera e il tecnico lo possiamo avvisare domani mattina, mi dica come dobbiamo regolare il letto e lo lasci stare perchè il meccanismo non funziona bene".
Paz: "No, ma lo regoli da lì" e indica di nuovo la parete.
Io: "No guardi, questi pulsanti non hanno nulla a che fare con il letto"
Paz: "Sì – urla (e meno male che non ce la fa a respirare) -il letto si può regolare anche da lì, l'ho visto"
E io che ormai ho perso la pazienza: "Mi scusi, ma lei vuole sapere meglio di me come funzionano le cose qui e a cosa servono i pulsanti?"

Il vecchietto sta zitto e io me esco lasciandolo con il letto che fischia.  

venerdì 7 novembre 2014

La prima lezione



Il caffè tedesco è quella brodaglia lunga e insignificante che loro bevono con gusto e piacere a colazione, pausa, pranzo, pausa pomeridiana e cena. 
Un compito fondamentale del tirocinante è che ci sia sempre il caffè pronto per gli infermieri e i medici.
Ed extra lusso, il pomeriggio verso le 14.00, il caffè si prepara anche per i pazienti, e si passa con il carrellino stanza per stanza a chiedere chi ne vuole. Stile camerieri! 

giovedì 6 novembre 2014

L'avventura comincia

E dopo aver affrontato con qualche post introduttivo temi seri, informazioni importanti e premesse generali, veniamo al blog. Questo pagina nasce con lo scopo e l'idea di raccogliere, raccontare e tramandare le avventure dei tirocinanti in ospedale.
I temi trattati, le storie raccontate sono vere e vissute in prima persona da me o dai miei colleghi. Lo spirito del blog vuole essere divertente, amichevole e talvolta sarcastico, ma mai arrogante, cattivo, insensibile. Chi vive l'ambiente ospedaliero, circondato da dolore, paure e talvolta morte, sa che c'è bisogno di fare dello spirito anche sulle cose che agli occhi della gente possono sembrare terribili.
Nonostante il nostro spirito e la voglia di divertirci anche e soprattutto in situazioni tragiche, abbiamo il massimo rispetto per il paziente e il suo dolore.
Essere infermieri significa lavorare a turni, essere responsabili, presenti, flessibili e avere a che fare con milioni di pazienti senza meravigliarsi di nulla.
Essere un tirocinante significa lavorare a turni, essere responsabile, presente, flessibile, avere a che fare con milioni di pazienti, colleghi e capi cercando di sopravvivere.
Essere un tirocinante è un'avventura, esci di casa la mattina e non sai come e se ritorni a casa. Ma i pazienti danno delle soddisfazioni che nessun elogio da un capo può dare.
I pazienti sono la nostra linfa vitale, il nostro pane quotidiano, il nostro pensiero fisso a volte.
E tu per loro non sei solo un infermiere, tu devi essere un amico, un consulente, uno psicologo, un tecnico, un elettricista, un esperto del tempo, della politica, dello sport, del pettegolezzo.
Se hanno un problema con il telefono chiamano te.
Se hanno un problema con la televisione chiamano te.
Se si sentono soli chiamano te.
Se sono spaventati chiamano te.
Se non hanno capito cosa ha detto il medico chiamano te.
Se voglio aprire la finestra, accendere il riscaldamento, bere, mangiare, dormire, ammazzare le zanzare, essere presi qualcosa dall'armadio loro chiamano te.

Le avventure di uno schiavo che sta diventando infermiere non hanno limite, e quando tutto ciò avviene in terra straniera è ancora meglio.  

mercoledì 5 novembre 2014

Paese che vai usanze che trovi: le strane regole da conoscere

Ecco qualche differenza sulle regole lavorative, soprattutto per coloro che si chiedono come mai la Germania funziona e non ha sentito troppo la crisi.
Tutte queste cose le ho imparate con diretta esperienza, mia o dei miei colleghi sfigati. 
E quando chiediamo spiegazioni la maggior parte delle volte la risposta è: "lo so, sembra assurdo e difficile da capire, ma è così".



  • Se ti ammali un giorno di festa importante (tipo Natale o il 3 ottobre) la pagherai cara. Ti verrà considerato quel giorno come assenza ingiustificata (anche se porti il regolare certificato) e dovrai recuperarlo.

  • Dopo la notte non esiste lo smonto, ma nel migliore dei casi altre 3 notti di fila.

  • Lo straordinario non viene pagato, le ore si accumulano fino a che non vinci un giorno libero. Se le ore accumulate sono troppe e il premio diventa un mese libero, per non far innervosire i colleghi che poi a loro volta dovranno fare gli straordinari, allora verrai pagato. Ma su quei soldi extra dovrai rifonderci talmente tanto di tasse che in pratica è come se avessi lavorato gratis.

  • Se sei malato devi andare subito dal medico per il certificato. Nel caso in cui stai morendo o ti sei svegliato tardi, o ti sei ammalato in un giorno di festa, devi cercarti il medico di turno in ospedale, altrimenti se vai il giorno dopo rischi che non ti facciano il certificato che attesta la malattia e sei costretto ad andare a lavoro anche sanguinante.  

  • Durante i tre anni di Ausbildung ti è concesso di ammalarti massimo 210 ore durante la scuola e 250 ore durante la pratica. Se per un caso malaugurato durante i tre anni superi quelle ore non puoi accedere all'esame finale finchè non le hai recuperate. (Per chi fosse lento in matematica 210 ore a scuola equivalgono a 30 giorni e 250 a lavoro a 31,25 giorni. Insomma, 10 giorni di malattia per il tirocinio e 10 per la scuola all'anno)

  • I turni lavorativi di 8 ore sono di otto ore e mezzo, perchè mezz'ora è dedicata alla pausa (colazione, pranzo, caffè, cena), ma essendo la mezz'ora "libera" non ti viene pagata. I minorenni hanno diritto ad un'ora di pausa, il che vuol dire 9 ore sul posto di lavoro. 

martedì 4 novembre 2014

La figura dell'infermiere in Germania

L'infermiere tedesco è solo un Erfüllung und Gehilfe des Arzt, letteralmente eseguente ed aiuto del medico.
Decisioni proprie, anche semplici ed elementari su ciò che è il suo quotidiano non può prenderne. Tutto deve passare prima per la penna del medico.
Ancora da cambiare veloce la flebo e subito nella prossima stanza
In Germania non esiste nemmeno una legge, un emendamento, un libro o qualsiasi altra cosa che delinei chiaramente quali sono i compiti dell'infermiere, cosa può e cosa non può fare. In ogni Regione, in ogni ospedale, in ogni reparto e con ogni medico è diverso. Ci sono ospedali dove all'infermiere non è concesso nemmeno mettere un catetere o una flebo. E ci sono ospedali dove l'infermiere è quasi un sostituto del medico. In ogni caso tutto deve passare per il medico e in questo modo l'infermiere è esonerato da qualsiasi errore legato alle decisioni.
Certo se invece di dare una medicina ne dà un'altra è pienamente responsabile, ma se esegue solo gli ordini del dottore, anche laddove palesemente sbagliati, la colpa ricadrà sempre e solo sul medico.
A noi italiani potrà sembrare un po' strano, come altre regole che vigono nell'ambiente ospedaliero e in generale lavorativo, ma per ora la figura dell'infermiere è questa, un totale sottoposto, che deve assolvere nonostante tutto a mille funzioni e che non è abbastanza pagato.

lunedì 3 novembre 2014

Quanti eravamo, quanti siamo

Questi siamo noi all'inizio: il gruppo di italiani e polacchi che a Stoccarda hanno fatto il corso di lingua: 4 polacchi che dovevano studiare per infermieri geriatrici, 6 infermieri italiani e 9 futuri studenti di infermieristica. (La foto è microscopica ma purtroppo non sono riuscita a reperirne una migliore)


Dopo qualche mese dall'inizio della scuola eccoci... in 8.
Siamo usciti sul giornale locale, tanto facevano notizia questi italiani a Bad Salzungen.
Gli infermieri erano già quasi tutti andati via.

Oggi siamo solo in 6.
Spero che arriveremo tutti al traguardo senza ulteriori tagli...

domenica 2 novembre 2014

Dopo Germitalia. L'(in)evoluzione a scuola e a lavoro.

Quindi, dopo la follia che mi ha portata a tentare gli studi di infermieristica in Germania e dopo aver capito di essere rimasta incastrata con quasi 6 mila euro di debito grazie a Germitalia, mi ritrovo nel settembre 2012 in un piccolissimo paese della Turingia, Bad Salzungen, ad iniziare l'Ausbildung in una classe di 30 persone, di cui 8 italiani e il resto tedeschi con un'età media compresa tra i 16 e i 22 anni. 
Il livello di lingua come già detto era talmente scarso che il migliore tra noi riusciva a capire appena il 40% di ciò che si spiegava in classe. Dopo la prima settimana di lezione i più coscienziosi erano traumatizzati e terrorizzati, consapevoli che non si poteva andare avanti così. 
Dal lato opposto la scuola, gli insegnanti e la preside erano ancora più traumatizzati e preoccupati di noi. L'organizzatore principale del progetto, dopo insistenti richieste da parte della clinica stessa, era venuto da Stoccarda fino a BaSa per "prendere provvedimenti". 
A noi poveri sfigati ancora ignoranti ed ignari aveva detto che la scuola avrebbe avuto pazienza, che era tutta colpa loro, che sapevano bene che saremmo arrivati impreparati e che dovevano aiutarci. Aveva addirittura affermato che questo progetto, a differenza degli altri precedenti, era fallito perchè la clinica non era preparata ad accoglierci, e che se volevamo potevamo andarcene (pagando, sempre pagando...).

sabato 1 novembre 2014

Diventare infermiere in Germania

Con questo post vogliamo dare qualche nozione base sul sistema scolastico tedesco nel settore infermieristico. 
A differenza dell'Italia e del resto dei paesi europei, in Germani non è necessario fare l'università per diventare infermieri. Un'università di infermieristica non esiste, c'è per questa professione l'Ausbildung.
Ausbildung è un particolare corso formativo per figure professionali che hanno una forte componente pratica, manovale, tecnica. La durata di tali corsi è di tre anni, anche se alcune figure professionali necessitano di solo un anno.
L'Ausbildung als Gesundheit und Krankenpfleger, letteralmente "corso di formazione in salute e infermieri", dura tre anni ed è diviso in parte teorica e parte pratica. Possono accedervi ragazzi dai 16 anni di età con determinati requisiti scolastici e con il consenso dei genitori, o semplicemente dai 18 anni con un diploma di scuola superiore. I corsi sono a numero limitato, ma senza test di ingresso. Si manda una domanda di iscrizione con tutti i documenti necessari e una lettera di presentazione che chiarisce il motivo per cui si vuole fare questo lavoro. Mediamente ci sono un massimo di 30-33 studenti per classe, di età diverse e diverse provenienze.

venerdì 31 ottobre 2014

Germitalia, truffa o non truffa?

Spieghiamo qui in breve come funzionano i progetti portati avanti da Germitalia
Ad oggi, ottobre 2014, non saprei dirvi se i metodi sono ancora gli stessi, se sono cambiate le cose, i contratti, i termini, le condizioni e le tariffe, quindi ciò che racconto è solo la mia esperienza personale. Ciò che viene detto in questa pagina riguarda solo il progetto di cui ho fatto parte a partire dal marzo 2012.
La società di Germitalia ha sede a Torre del Greco, Campania. Ha un suo sito internet e contatti telefonici facilmente ritrovabili in rete ed è composta da un numero esiguo di persone tra l'Italia e la Germania che si occupano di selezionare i candidati ai progetti, prendere accordi con cliniche e scuole di infermieristica, creare i contratti, realizzare corsi di lingua intensivi e aiutare i partecipanti in tutti i documenti necessari. 
Chi cerca Germitalia? 
Giovani laureati in infermieristica che vogliono cambiare Nazione perchè insoddisfatti, disoccupati, curiosi o avventurieri. Ragazzi dai 18 anni in su che vogliono studiare infermieristica, ma non hanno superato i test in Italia a causa dell'alto numero di iscritti. 
Cosa offre il progetto?
Corso di lingua intensivo a Stoccarda più libri, alloggio in hotel o in stanze studenti, colazione e pranzo alla mensa scolastica durante i giorni di corso. Contratto di lavoro o di formazione presso un ospedale pubblico della Germania (che di volta in volta cambia). Aiuto nei vari passi del trasferimento e nella documentazione necessaria.

Premessa: come mi ritrovo in Germania

Questo post vuole essere una premessa, una presentazione e magari anche un piccolo aiuto per chi dall'Italia vuole andare via. 
Il mio nome è Brigida. ho attualmente 30 anni e fino a due anni e mezzo fa non pensavo nemmeno lontanamente di poter lasciare l'Italia, meno che mai per trasferirmi nella fredda Germania. Inutile dire che dopo mille lavoretti, corsi, studi e idee folli ho capito che se volevo un futuro, un lavoro fisso e una pensione per la mia vecchiaia dovevo sposare un nipote di Berlusconi o cambiare Nazione.
Non sono stata a pensarci per più di 10 secondi e ho scelto per il cambio di Nazione. 
Pensavo all'Inghilterra, come tutti gli studenti che bene o male hanno imparato a scuola quell'inglese di sopravvivenza. Ci pensavo, ma concretamente non ho mai fatto nulla per rendere concrete queste idee. 
Era settembre 2011. Aiutavo una mia amica a studiare per i test di infermieristica, che nonostante un buon punteggio, a causa dell'alto numero di iscritti non ha passato. 
Lei voleva fare infermieristica, provava a convincere anche me a tentare i test, ma io di università, studio e scuola ne avevo davvero abbastanza, volevo lavorare e crearmi il mio futuro. 
Bèh, il giorno dei test, tra centinaia e centinaia di ragazzi fuori la facoltà ce ne era uno che distribuiva volantini. Senza pensarci e leggerlo la mia amica lo prese senza sapere che ci avrebbe cambiato la vita! 
Non hai passato i test di infermieristica? No problem, perchè la Germania cerca te piccolo studente disperato o desideroso di fare l'infermiere. Germitalia è il nome della società che fa da mediatrice e crea questi progetti per infermieri e ragazzi che vogliono diventarlo.